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SanVitis: Comunicare Vino e Cantine in Tempo di Crisi

SanVitis: Comunicare Vino e Cantine in Tempo di Crisi

Passione Vino sempre più presente sui media, negli eventi digitali, nei topic trend e nell’immaginario collettivo. Le cantine come hanno affrontato la crisi? Hanno evoluto comunicazione e modelli di business?

Con l’export che tiene e il turismo della staycation che preme, in bilico tra crisi e tendenza, approfondiamo il mondo della produzione vitivinicola con → Sergio Tolomei, ceo & co-founder di SanVitis.

Bio di Sergio Tolomei

Sergio Tolomei, classe 1957, nato a San Vito Romano (Rm). Insieme a Massimo Orlandi e Riccardo Bani, ha dato vita all’avventura di SanVitis nel 2015.

Tre amici, tre imprenditori con esperienze diverse che hanno trasformato la passione personale per il vino in un marchio.

Intervista

SanVitis, azienda vinicola biologica del Lazio, crede in un’idea di vino sano che sia espressione del territorio e nei vitigni autoctoni della regione, su cui ha puntato l’intera produzione. Segue una vinificazione naturale senza compromessi, sempre più convinti che il vino si faccia in vigna e con una gran dose di artigianalità.

Buongiorno Sergio e grazie per il suo tempo. Come si evolve la ristorazione italiana in questo perpetuarsi del periodo di crisi? E il mondo delle Cantine? Quali, secondo lei, le prospettive e le tendenze per il 2021?

C’è sempre più attenzione al mondo del vino da parte dei cosiddetti wine lovers e di conseguenza dei media. Si vuole conoscere sempre di più, capire cosa c’è dietro ogni bottiglia, degustare con curiosità e avvicinarsi ai produttori.

Se il trend continua a essere questo, le prospettive future sono buone, soprattutto per le piccole realtà, come la nostra, che attirano l’attenzione di un target focalizzato su biologico, naturale, produzioni limitate.

Dallo scorso anno, viviamo due velocità differenti e parallele. Il ritmo produttivo – quello delle vigne e delle cantine – è lo stesso di prima. Il ritmo del mercato, invece, è rallentato… Sembra ripartire, poi si blocca nuovamente.

Stiamo imparando a trovare un nuovo ritmo, forse la soluzione è questa.

Come e quanto è cambiato il vostro modello di business, durante la crisi pandemica, in relazione alle scelte distributive e commerciali?

Siamo sul mercato dal 2017 e ci riteniamo una giovane cantina, che sta cominciando a muovere i primi passi sul mercato locale ma anche in altre regioni e all’estero.

Siamo partiti investendo tanto sul digitale e sulla comunicazione, abbiamo costruito una base e una presenza online, per poi cominciare a presentarci in giro tra eventi, degustazioni e fiere.

La cura della nostra brand reputation e la sua diffusione è stata uno degli ingredienti principali per costruire il nostro modello commerciale, presentarci con il giusto biglietto da visita a distributori e agenti interessati a sposare il nostro progetto.

Al momento è tutto fermo: con i ristoranti chiusi, la distribuzione e le vendite sono letteralmente azzerate, ma non demordiamo. Ci siamo posti l’obiettivo di tornare in campo con un prodotto sempre più buono, su cui lavoriamo con il nostro enologo e collaboratori.

Questo forzato periodo di stop ci aiuterà a crescere in qualità e storie da raccontare.

Avete puntato su Export, eCommerce e Wine Experience? Come siete rimasti in contatto con il vostro pubblico di riferimento?

Non abbiamo mai trascurato la nostra comunicazione, non abbiamo mai smesso di parlare alle persone, ai curiosi, ai potenziali clienti via newsletter, post su Facebook, storie su Instagram, video emozionali.

Fin dagli inizi gestiamo uno shop online e, con la situazione in atto, abbiamo capito quanto sia stato lungimirante avere una “macchina” in grado di camminare, senza dover correre ai ripari come è successo ad altre cantine.

Ci siamo dedicati ai clienti finali come unico target di riferimento. Abbiamo affinato il nostro marketing proponendo delle promozioni per gli utenti, che hanno funzionato molto su chi non conosce il prodotto ma è curioso di provarlo.

Abbiamo lavorato molto anche con altre piattaforme, cercando un placement diffuso online, abbiamo proposto degustazioni sul web e creduto nelle figure giuste e competenti di blogger e wine influencer che hanno saputo trasmettere il valore del nostro marchio e dei nostri prodotti.

Sull’export stiamo lavorando, così come nelle PR digitali e tradizionali. In una parola abbiamo seminato. Arriverà, alla fine di questo percorso, il momento di raccogliere.

Avete creato rete o fatto sistema con altre cantine oppure con i ristoratori e il territorio?

Si sta lavorando sul Consorzio del Cesanese di Olevano Romano, di cui faremo parte, e aderiamo a progetti di associazioni sul territorio per la promozione dei prodotti tipici e delle aziende produttrici.

È un percorso da perseguire: è importante la sinergia con i produttori per comunicare sempre e di più il territorio del Lazio, non conosciuto adeguatamente.

Trovare nei ristoratori e nei sommelier comunicatori affidabili dei nostri vini, è fondamentale. Pensiamo da sempre che siano loro i nostri migliori venditori e storyteller.

Se Cantina SanVitis fosse un libro, quale sarebbe?

Un romanzo storico, che racconta la storia passata con linguaggio moderno.

(Consigliamo: «Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo» di Alessando Barbero, romanzo avventuroso su uno scenario storico rigoroso, ndr).

Quanto vi ritenete digitali da 1 a 10?

A questa domanda dovrebbe rispondere la nostra responsabile marketing e comunicazione, Giusy Ferraina, che è sempre attentissima e aggiornata.

Dal mio punto di vista direi – 7.5/8… Siamo una piccola cantina, ma adottiamo strumenti digitali che solitamente appartengono a realtà più grandi.

Se volessimo provare il vostro servizio o incontrarvi, come potremmo fare?

Visitate il Wine Store di Cantina SanVitis, ci trovate anche su Instagram e Facebook, come @Sanvitis e su qualche altro shop online.

Per incontrarci?… Stiamo lavorando alla nostra sede ufficiale per visite in cantina, altro progetto che puntiamo a realizzare. Per ora, vi diamo appuntamento online e, appena possibile, nelle fiere o in eventi di degustazione di cui tutti sentiamo la mancanza.

Chiudiamo con un consiglio e un augurio per i ristoratori?

Auguriamo una riapertura prossima e che questa volta sia senza nuove pause forzate: c’è bisogno e voglia di lavorare, c’è desiderio di tornare a godere della convivialità che cibo e vino sanno donare, soprattutto seduti al tavolo di un ristorante.

Il consiglio è di investire nelle piccole cantine, saperle divulgare al meglio, confrontarsi con loro sia per conoscere le esigenze dei clienti sia per un rapporto prettamente commerciale ed economico tra le parti. In questo periodo c’è bisogno di fiducia reciproca… Noi siamo pronti!!!

Grazie per attenzione e disponibilità… Buona ripresa a tutti!

Conclusione

Ringraziamo Sergio che ci ha ospitato nel mondo profumato e gustoso della produzione vitivinicola. È a tua disposizione per domande e consigli. Ragioniamo insieme sul futuro della ristorazione italiana e del segmento F&B.

La nostra rassegna di incontri e interviste, per confrontarci con le diverse esperienze e strategie da adottare nel post Covid-19, è un appuntamento fisso del giovedì. Se lo gradisci, iscriviti e segui la nostra newsletter.

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a cura di

Nicoletta Polliotto

Chef di Cucina per Muse Comunicazione®, Web Media Agency specializzata in analisi, pianificazione e realizzazione di progetti di promozione on-line per il Food&Wine, il Turismo e le PMI.

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