Food Photography per i Social Media: Suggerimenti di un Professionista

Scattare immagini fotografiche per gli spazi digitali del tuo ristorante (website, social media, food app, portali) non è solo un vezzo estetico, ma una necessità nel mondo attuale dominato dalla comunicazione visiva.
Sempre più occorre un approccio strategico e professionale. Come fotografare il cibo e i piatti per i social media? Facciamocelo spiegare da → Paolo Matteoni, food photographer.
Intervista a Paolo Matteoni
Paolo Matteoni è fotografo da sempre, modo personale per cercare risposte a curiosità e interessi ma anche per favorire viaggi, raccontare storie, confrontarsi con le persone e le culture. Docente di Fotografia Digitale, avvicina i giovani a uno strumento stimolante e attualmente indispensabile.
Quando fotografo food, tento di restituire con le mie immagini ciò che trovo nel cibo. Senz’altro colori, sapori e profumi, anche storie, punti di vista, mondi. Lavoro e vivo a Firenze ma la valigia è sempre pronta per andare ovunque.
In altre occasioni abbiamo affrontato il tema del visual storytelling e della visual identity, fornendo informazioni utili per la food photography e per la creazione di contenuti per i social media.
Ecco alcuni suggerimenti:
- 10 Consigli per la food photo con iPhone
- Food Photography in studio con la luce artificiale
- 3 Trucchi per la fotografia del cibo sui Social Media
- Semplici strumenti da utilizzare per gli scatti del cibo
- Social Food Photography con Vatinee Suvimol
- Restaurant Branding e Visual Identity
Buongiorno Paolo, lavorando con il mondo food e dell’accoglienza sei sempre a contatto con imprese dell’ospitalità. Un osservatore privilegiato di cosa accade nella ristorazione italiana. Quali le prospettive e le opportunità in un periodo di tali complessità geopolitiche?
Premetto che non sono un sociologo o un esperto di mercato, faccio solo il fotografo. Ho difficoltà ad avere una visione completa e complessa del mondo della ristorazione. D’istinto, però, credo che l’unica strada da perseguire sia la qualità, a tutto campo.
Perseguire con e attraverso il proprio lavoro l’eccellenza, la peculiarità e l’esclusività – sia nel modo di creare sia in quello di comunicare – può essere una semplice ricetta per contrastare questi momenti complessi ma stimolanti.
Ovvero, lavorare sul brand e sull’identità… Con noi sfondi una porta aperta. Ti va di raccontarci brevemente la tua storia, i tuoi futuri obiettivi e progetti?
Faccio il fotografo da sempre, quindi ho esplorato gli ambiti più diversi nel campo delle immagini: dallo sport alla moda, dalla ritrattistica al Food & Wine.
Il mio sogno/progetto è quello di poter ricominciare a fotografare in analogico, tornare a quello che una volta era il “mestiere” di fotografo.
Offrire un servizio artigianale di altissima qualità con un prodotto finale che si possa toccare, esporre, appendere al muro. Riportare la mia fotografia verso una forma più artistica, meditata, preziosa.
Questo il mio obiettivo, perché a mio avviso il settore della ristorazione merita e può giovare di queste attenzioni particolari.
In un mondo comunicativo dove i mass media perdono sempre più appeal a favore del mondo digitale e del social networking, quanto è importante l’immagine per un professionista del cibo come un ristoratore o un somministratore?
L’immagine è fondamentale. Deve parlare dei piatti ma anche e soprattutto dello chef, delle persone e delle storie che ci sono dietro un brand della ristorazione.
Ogni fotografia deve contenere la personalità di che prepara il piatto: solo così potrà distinguersi dagli altri.
Scatti fotografici del cibo, del piatto e comunicazione visuale: cosa deve fare un ristoratore oggi per aver successo?
Innanzitutto dovrebbe scegliere il fotografo giusto, tecnicamente di livello, soprattutto sensibile nel costruire collaborazioni ed empatie.
Secondo me è la base necessaria affinché la comunicazione visuale risulti riconoscibile ed esclusiva.
In pratica uno stile, condiviso da ristoratore e fotografo, capace di far emergere il lavoro di entrambi in un mare magnum di immagini senza personalità.
Analizziamo alcuni elementi essenziali nella creazione di un buon scatto fotografico, partendo dalla Composizione. Per i social media il ristoratore può fare da sé o anche qui è necessario l’intervento di un fotografo professionista?
Giro la domanda ai lettori: un ottimo fotografo è in grado di preparare un piatto da chef stellato?
Onestamente credo che ognuno debba far bene il proprio mestiere, quindi per una comunicazione fotografica di qualità è decisamente meglio rivolgersi a un fotografo professionista, poiché non si impara a comporre una immagine efficace in poco tempo, bisogna costantemente applicarsi e studiare.
Io lo faccio da molti anni e posso garantirvi che un punto di arrivo non c’è. Cambiano le tecnologie, soprattutto cambiano costantemente gli approcci comunicativi, gli stili, i trend. Seguire tutto ciò è impegnativo e richiede tempo, conoscenze, prove.
In fondo fare il fotografo è come fare lo chef, solo che il primo realizza immagini e il secondo piatti. Ma l’approccio creativo e la tipologia di percorso sono gli stessi.
Quindi se lo chef vuole continuare a cucinare, consiglio di rivolgersi a un fotografo, se invece vuole cambiare mestiere :)…
L’immagine è Luce che prende forma. Come può un fotografo non esperto governare la luce: qualche buona pratica?
Non può, a meno che non decida di intraprendere un percorso formativo lungo e faticoso. La luce si declina in molte variabili: naturale, artificiale, continua, flash, dura, morbida, ecc.
La luce si governa con apparecchiature adatte che bisogna saper utilizzare e comprendere per poi trovare l’atmosfera, il mood desiderato.
La migliore pratica, che anch’io ho vissuto, è cercare un fotografo esperto che introduca a tutto questo. Se non si è disposti a ciò, tanto vale scattare affidandosi agli algoritmi dei cellulari.
In alcuni casi sui social media vengono proposti scatti realizzati dallo staff del ristorante. Consigliamo la lettura di vecchi post dedicati all’uso della luce naturale e artificiale. Passiamo all’Inquadratura: dall’alto, ad altezza piatto o a 45 gradi?
Impossibile generalizzare. Ogni piatto ha la sua inquadratura e la sua luce: dipende dalla sua matericità, dal suo colore e dalle sue caratteristiche in genere. Ancor di più, dipende da ciò che vogliamo ottenere e raccontare.
Il primo passo è capire il piatto e dedicargli un progetto fotografico preciso da realizzare.
Possiamo sottolineare che l’inquadratura a 45° risulta particolarmente appetitosa e invitante, perché ripropone la stesso punto di vista di quando siamo seduti a un tavolo di fronte al nostro piatto.
Certo l’inquadratura è parte del racconto, necessaria per immedesimarci negli occhi dello chef che ha creato il piatto. Non ti tratteniamo più a lungo ma proponiamo di rimanere in contatto. Dove possiamo incontrarti o seguirti?
Sui social media: Instagram e Facebook, ancor meglio con un contatto diretto, in modo da scambiarsi idee e visioni.
La fotografia di food è sempre un progetto comune chef-fotografo. Il risultato finale perfetto trasmetterà il modo di essere di entrambi.
Ultimi consigli ai lettori ristoratori?
Guardare tante foto di cibo per trovare l’ispirazione comunicativa; poi trovare un fotografo che la condivida e avviare un rapporto di collaborazione da mantenere per un periodo medio/lungo per affermare l’immagine del proprio modo di fare cucina, mirando sempre all’eccellenza.
Spero di incontrare ancora i tuoi lettori qui sul blog. Arrivederci e buon scatto a tutti!
Conclusione
Ringraziamo Paolo per i suoi punti di vista sul mondo della Food Photography. Parla direttamente con l’esperto, per richiedere ulteriori approfondimenti e segnalaci temi che gradiresti affrontare e approfondire oppure, se vuoi, raccontaci la tua esperienza. Come realizzi i tuoi scatti in cucina?
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