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Intervista ad Alessandra Gennaro: Parola ai Food Blogger – Parte 2

Intervista ad Alessandra Gennaro, Food Blogger

Google ci racconta di autorevolezza dei contenuti (qui cerchiamo di darci da fare!) e articoli di sostanza, con una lunghezza importante ma sostenibile. Per questo proponiamo in 2 puntate gli articoli corposi, come l’intervista a una Food Blogger appassionata.

Professionalità, conoscenza e desiderio di condividere know-how e competenze: Alessandra Gennaro, food blogger e scrittrice, si racconta nella seconda parte della sua intervista.

Responsabilità e Competenza dei Food Lovers

Nella 1^ parte dell’intervista ad Alessandra, abbiamo proposto le stesse domande già rivolte a Marco Gemelli, giornalista specializzato in enogastronomia e critico culinario. Ne è uscito un quadro brillante, in cui etica, deontologia e professionalità rappresentano i colori primari. Insomma più analogie che differenze, nel gioco delle parti rappresentato dalle nostre interviste.

Intervista

Abbiamo affrontato la presunta dicotomia tra giornalismo e blogging, i cui contrasti mi paiono sfumati, concentriamoci allora su un ossimoro: blogging offline, food blogger e altri media: come affrontate e gestite strumenti e ambiti comunicativi diversi dalla rete?

AG: Come tutti: preparandoci, studiando, imparando a padroneggiare le diverse tecniche dei diversi sistemi di comunicazione, che si tratti di video o di carta stampata. Ormai sono sempre più numerosi gli editori che si rivolgono espressamente ai food blogger, impiegandoli in tutti i settori e non è azzardato ipotizzare che questo trend si consoliderà anche nel prossimo futuro, a conferma di un ruolo che viene assunto in maniera sempre meno dilettantesca e sempre più professionale.

Stimolo ancora il “confronto”: cosa ne pensi di espressioni, e professioni a esse relative, quali food journalism, critica gastronomica, giornalista culinario?

AG: Penso che basterebbe “Food Writer”. Ho la fortuna di vivere in una delle capitali mondiali del cibo (Singapore, ndr) e qui l’ultimo problema sono le sottigliezze lessicali. Se scrivi di cibo, sei un food writer, punto. La partita si gioca sui contenuti, non sui ruoli … e dimmi tu se si può essere in disaccordo.

Alessandra Gennaro cura un proprio food blog: An Old Fashioned Lady

D’accordo sul concetto di food writing, ma i food blogger continuano a chiamarsi blogger e i giornalisti, journalist o gastronomi. Che i primi abbiano defraudato i secondi del loro ruolo predominante nel raccontare il cibo? La crisi della figura del critico culinario è imputabile in qualche maniera alla diffusione del food blogging?

AG: Mi collego alla risposta precedente: se guardiamo al panorama internazionale, la rigidità delle figure professionali non esiste più. La parola d’ordine contemporanea non è tanto il nome che si dà al proprio ruolo, quanto la capacità di sapersi adattare alle nuove esigenze della comunicazione. Lo storytelling è una delle sue tante facce: certo quella che oggi va più di moda in Italia e che abbiamo ereditato dagli USA e dai grandi storyteller dello scorso ventennio.

Qui a Singapore, per esempio, non è approdata e chissà se mai arriverà, visto il potere che esercitano ancora i brand, in una società fortemente orientata al consumo e al lusso. Altrove, funziona benissimo, per cui ben vengano le storie e ben venga una preparazione mirata, che permetta di raccontarle in modo avvincente. Sulle “accuse” di defraudazione, personalmente alzo le mani, non tanto in segno di resa, quanto in segno di stanchezza: l’Italia ha avuto i migliori scrittori di cibo del mondo.

Petronilla è stata l’antesignana dei food blogger.

Mario Soldati ha cantato il territorio con un coraggio e una modernità senza pari (ideatore del reportage enogastronomico ante-litteram con il suo prodigioso Viaggio nella valle del Po alla Ricerca dei cibi genuini e il libro Da leccarsi i baffi. Memorabili viaggi in Italia alla scoperta del cibo e del vino genuino, ndr).

Giovanni Rebora ha rispolverato la dignità della storia dell’alimentazione, con un’opera molto più conosciuta all’estero che da noi. E non cito Veronelli, solo perché altrimenti non la finirei più.

Da qui, si è sviluppata una tradizione che tuttora esiste e resiste, contenendo l’onda più commerciale della spettacolarizzazione della cucina che è la vera spina nel fianco per chi vuole parlare di cibo in modo serio, competente e – perché no? – anche poetico. Più che di “defraudazione” parlerei di affiancamento: da qualche tempo, ci sono anche i food blogger che si accodano a questa tradizione, con gli strumenti e le modalità loro proprie. E, secondo me, c’è posto per tutti.

MT Challenge: la sfida a colpi di mattarello si rinnova ogni mese.

Come si innesta il food blogger nella relazione diretta tra azienda (produttore food, ristorante, locale) e clienti? Le critiche e i commenti di un food writer possono essere lette e gradite con lo stesso interesse con cui un tempo si leggeva una rubrica di Raspelli? Cosa mi dici invece dello spirito critico che si è destato in tutti gli ospiti del ristorante, i quali non vedono l’ora di scrivere la propria su portali come TripAdvisor, 2Spaghi o Yelp?

AG:  No, che domande! Ho uno scatolone pieno zeppo delle recensioni di Raspelli, raccolte negli anni Novanta, quando si comprava La Stampa solo per leggere i suoi pezzi e per quanto articolati e ben scritti possano essere certi giudizi, il paragone è proprio improponibile: come dire che, per quanto prodiga di quarti d’ora di celebrità possa essere la rete, prima o poi un dilettante mostra la corda. In certi settori, soprattutto nella critica gastronomica e alberghiera, non ci si improvvisa.

Sono figlia di agente di viaggi, ho bevuto nel latte i rudimenti di una professione che ritengo nobile e difficile e giro per ristoranti da quasi quarant’anni: fatico ad accettare che chiunque possa stroncare, magari dopo una sola cena, l’impegno di lavoratori onesti che vedono la loro credibilità messa a rischio da questa moda dilagante.

Da foodblogger non ritengo che la critica gastronomica debba di necessità rientrare fra le nostre competenze: semplicemente, la lascerei a chi la sa fare, food blogger, giornalista o food writer che sia.

Nell’era dell’Influencer Marketing come può il food blogger essere d’aiuto per l’attività di promozione del ristoratore?

AG: Come dicevo prima, il food blogger può essere la voce sul web di quei professionisti – ve sono molti anche nel mondo dell’imprenditoria ristorativa – che per mille ragioni restano fuori dai circuiti mediatici più importanti. Le modalità variano a seconda delle esigenze del ristoratore, della tipologia di clientela a cui vuole rivolgersi, del tipo di locale che ha e via dicendo.

Non dimentichiamo che il food blogger sa cucinare, senza essere un cuoco; sa parlare per immagini, senza essere un fotografo; sa comunicare, senza essere un giornalista; sa convincere, senza essere uno spin doctor: le sue risorse sono variegate e molteplici e tutte possono concorrere a una promozione a 360 gradi, veicolata oltretutto da uno strumento di fruizione immediata e di massa come è, appunto, il web.

Apprezzo molto il modo in cui hai messo in luce i punti deboli del food blogger, tramutandoli in spunti di crescita ma anche in opportunità. Sull’onda della trasparenza e dell’autocritica, dimmi di getto 3 qualità e 3 difetti del narratore di emozioni food nel 2015.

  • Leggerezza, se non diventa superficialità.
  • Originalità, se non diventa autoreferenzialità.
  • Immediatezza, se riesce a centrare il bersaglio: altrimenti, è presunzione.

Bene, siamo arrivati ai saluti e … consigli finali?

AG: Un solo consiglio, esclusivamente per i food blogger: studiare, studiare, studiare. Investiamo nella formazione, nell’aggiornamento, in strumenti che possano assicurarci competenze sempre più solide e sempre meglio spendibili.

Per quanto piccolo sia il cambiamento di cui siamo protagonisti, è indubbio che gli oggetti misteriosi di dieci anni fa, la bolla destinata a sgonfiarsi e a finire nel nulla da cui era venuta, si è trasformata in una realtà ben connotata, con un ruolo che sempre meglio ci identifica e nel quale sempre meglio ci identifichiamo. Farsi trovare impreparati, in questo frangente, sarebbe una leggerezza imperdonabile.

Grazie per l’attenzione e per avermi coinvolto, un saluto a tutti i lettori.

Conclusione

Grazie ad Alessandra, per i racconti appassionati e il tempo dedicato. Arguzia e preparazione culturale, oltre che professionale, paiono essere ingredienti indispensabili per la nuova figura del Food Blogger. Estendiamo l’invito alla formazione e all’aggiornamento ai ristoratori. Comprendere, conoscere per padroneggiare il proprio Business.

PRESENTAZIONE LIBRO

Con grande gioia annuncio l’uscita prossima del nuovo libro, scritto a 4 mani con il collega Luca Bove per la collana WebBook di Dario Flaccovio Editore, nel quale affronteremo questi e molti altri golosi temi.

Prenotati il 7 ottobre 2015 alle ore 18:20
c/o Hospitality Day di Riccione.

Se hai un ristorante e vuoi consigli per scrivere di food e raccontare le tue esperienze in modo accattivante e persuasivo, lascia domande e considerazioni nei commenti.

P.S. Dopo la prima parte dell’intervista di Alessandra, molti guest blogger e imprenditori del food hanno apprezzato e scritto. Li leggerai presto sulla nostra community: fai come loro, contattaci per raccontare la tua storia.

Le interviste di CnR

a cura di

Per la rubrica Ricetta del Successo

Nicoletta Polliotto

Chef di Cucina per Muse Comunicazione®, Web Media Agency specializzata in analisi, pianificazione e realizzazione di progetti di promozione on-line per il Food&Wine, il Turismo e le PMI.

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